SUPPORTO CONCRETO Manager pro tempore per aziende e startup

Un approccio che va oltre i consigli

Come imprenditrice prima e come mentore poi, ho capito una cosa fondamentale:

alle aziende non servono solo buoni consigli. Serve qualcuno che ci entri dentro davvero. Qualcuno che ragioni come un CEO. Che sappia guidare nei momenti più delicati con azioni concrete e uno sguardo strategico.

Temporary manager e Ghost CEO

È questo il mio ruolo oggi!

lavoro come temporary manager e ghost CEO: accompagno startup e PMI dall’interno, con un approccio operativo e strategico che punta a trasformare le idee in risultati misurabili. Inoltre, lo faccio come se l’azienda fosse mia, con senso di responsabilità e attenzione ai dettagli. Unisco visione e operatività, con un metodo che fa emergere ciò che davvero conta.

Un percorso costruito sull’esperienza

Ho fondato e venduto GenGle,  una startup sociale tra le più innovative in Italia che è diventata un punto di riferimento per i genitori separati. Sono laureata in community building e ho maturato un’esperienza trasversale: branding, comunicazione istituzionale, progettazione strategica, affiancamento C-level.

Lavoro su ciò che conta davvero

Aiuto i progetti a diventare sostenibili, scalabili e significativi. Perché ogni business può fare la differenza, se affiancato con la giusta strategia.

Da direttore creativo a imprenditrice sociale

Dopo anni come Direttore Creativo nel mondo della moda e dei beni di lusso, ho imparato cosa significa lavorare sotto pressione, affrontare imprevisti e competere in mercati dove ogni dettaglio conta. È stata una palestra intensa, che mi ha insegnato a unire visione e rigore.

A un certo punto, però, ho sentito il bisogno di dare un significato diverso a tutto questo. Volevo mettere quelle competenze al servizio di qualcosa di più grande: creare impatto reale.

Diventare imprenditrice sociale è stata una scelta naturale. Per me, il successo non si misura solo in numeri o riconoscimenti, ma nella capacità concreta di migliorare la vita delle persone.

Oggi lavoro accanto a chi ha una visione ma non sempre gli strumenti per realizzarla. Aiuto a mettere ordine nelle idee, definire percorsi sostenibili e affrontare anche i momenti più complessi, trasformandoli in occasioni di crescita.

Se cerchi qualcuno che tratti il tuo progetto come fosse suo, che ti dica le cose come stanno e che ti accompagni davvero, con lucidità e determinazione, potremmo essere un buon match.

DI COSA MI OCCUPO

Brand identity

Change management

Communication strategy

Community building

Project management

DOMANDE E RISPOSTE

Brand Identity

Ma perchè è così importante partire dalla brand identity?

Una brand identity chiara e ben costruita è il punto di partenza per ogni strategia efficace. È ciò che permette al tuo marchio di posizionarsi in modo distintivo nella mente delle persone, creando riconoscibilità e fiducia.

La brand identity non è solo estetica: è la sintesi visiva, verbale e valoriale di chi sei. È il filtro attraverso cui ogni messaggio, ogni contenuto e ogni esperienza comunicano coerenza e autenticità.

Senza un’identità forte, un brand rischia di perdersi nella massa, di non parlare al pubblico giusto, o peggio, di non essere ricordato.

Comunicare i propri valori in modo coerente e riconoscibile significa costruire un’esperienza. È una promessa che guida le aspettative dei clienti: su ciò che offri, su come lo offri, e su come li farà sentire.

Una brand identity solida non è solo uno strumento di marketing: è una bussola strategica. Ti aiuta a fare scelte coerenti, a costruire relazioni durature e a trasformare ogni punto di contatto in un’opportunità per rafforzare il legame con chi ti sceglie.

Come faccio a stabilire la migliore brand identity per la tua azienda?

Tutto inizia ascoltando.

Che si tratti di costruire una brand identity da zero o di riposizionare un marchio esistente, il primo passo è sempre lo stesso: comprendere a fondo le esigenze dell’azienda e le aspettative del suo pubblico.

Attraverso un processo di ascolto attento, mettiamo a fuoco i valori che ti guidano e li traduciamo in un’identità chiara, coerente e capace di creare connessioni autentiche. Definiamo o consolidiamo il tone of voice, affinché ogni messaggio rispecchi il tuo modo di essere e rafforzi il legame emotivo con chi ti sceglie.

Nota bene: il branding non è un semplice re-design grafico.

È una strategia profonda, che dà forma alla tua identità e guida la tua crescita.

Spesso non basta un social media manager per “svoltare”: serve una visione più ampia, capace di allineare posizionamento, voce e scelte strategiche.

Ma curi ogni aspetto del branding da sola?

Un lavoro di squadra, per risultati d’eccellenza

Il branding è un processo articolato, che richiede visione strategica ma anche competenze operative molto specifiche. Se l’intuizione e la direzione possono nascere da una figura guida, la realizzazione concreta di un’identità di marca efficace non è mai un lavoro solitario.

Per questo, mi affido a un team selezionato di professionisti con cui collaboro da anni, persone di fiducia che condividono il mio approccio e lavorano al mio fianco sia nei miei progetti personali sia in quelli dei clienti. Ognuno di loro ha una specializzazione verticale, dal design al copywriting, dalla UX alla produzione video, e questo garantisce interventi precisi, coerenti e altamente professionali.

Questo assetto collaborativo ci permette di curare ogni dettaglio con attenzione e coerenza, assicurando un risultato finale solido, distintivo e perfettamente allineato agli obiettivi del brand.

Change management

Cosa si intende per change management

Trasformare il cambiamento in crescita

Ogni fase critica nella vita di un’azienda, che si tratti di dare forma a un’idea, cercare investitori, affrontare una riorganizzazione o pianificare un’espansione, richiede una gestione del cambiamento lucida, strutturata e orientata al risultato.

Il change management non è improvvisazione: è leadership consapevole. Richiede visione strategica, capacità organizzative, sensibilità comunicativa, pensiero analitico e creatività. Serve qualcuno che sappia leggere i contesti, valorizzare le risorse esistenti, affrontare con metodo anche i momenti più delicati, senza perdere di vista la direzione finale.

È qui che intervengo: affianco aziende e startup per accompagnarle nel cambiamento con strumenti concreti, strategie sostenibili e una visione d’insieme. L’obiettivo? Rendere il cambiamento non solo gestibile, ma generativo. Perché ogni transizione, se ben guidata, può diventare un acceleratore di crescita.

Come aiuti il CEO?

Il supporto strategico nei momenti che contano

So cosa significa essere un CEO. So quanto sia difficile gestire ogni aspetto dell’azienda, tenere insieme visione e operatività, prendere decisioni complesse sotto pressione. Ci sono momenti – di transizione, crescita o crisi – in cui anche i leader più preparati hanno bisogno di un supporto reale, concreto, affidabile.

È lì che entro in gioco: mi affianco come ghost CEO, diventando un’estensione operativa e strategica della leadership aziendale. Non porto solo consigli, ma soluzioni. Mi occupo di ciò che il CEO non può seguire direttamente, gestendo cambiamenti organizzativi, riposizionamenti strategici o nuove sfide da affrontare con metodo e visione d’insieme.

Il mio obiettivo è alleggerire il carico decisionale, garantire coerenza nell’implementazione delle strategie e far sì che l’azienda si muova compatta verso i suoi obiettivi. Avendo ricoperto io stessa il ruolo di CEO, comprendo a fondo priorità, urgenze e responsabilità. Per questo il mio supporto è pensato per essere efficace, misurabile e davvero utile.

Ma ti occupi anche del project management?

Struttura, visione, risultati

Sì, mi occupo anche di project management. E non lo faccio da spettatrice, ma con il coinvolgimento di chi guida davvero. Pianifico, organizzo e seguo ogni fase del progetto – dall’idea iniziale fino alla sua realizzazione – assicurandomi che obiettivi, tempistiche e budget siano sempre sotto controllo.

Lavoro con un approccio operativo e strutturato: definisco le priorità, assemblo i team, gestisco le risorse e monitoro costantemente l’avanzamento. Ma non è solo una questione di efficienza: credo nel valore della relazione, nella guida e nell’ascolto. Perché un progetto non è mai solo un insieme di task, ma un percorso condiviso da persone che devono sentirsi parte di qualcosa che funziona.

Ogni progetto che porto avanti deve produrre risultati concreti, misurabili e portare un valore tangibile a chi lo ha voluto. Ma soprattutto, deve lasciare una traccia positiva in chi lo ha vissuto.

Communication strategy

Ti occupi tu dei social network?

Spesso mi viene chiesto: “Quindi sei tu a gestire i nostri social network?”

La risposta è: non direttamente, ma sì, me ne occupo eccome.

Il mio ruolo è definire la communication strategy: analizzo il brand, i suoi valori, il pubblico e gli obiettivi di business per costruire una narrazione solida, coerente e funzionale. Solo dopo arrivano i canali, social compresi, che diventano strumenti per veicolare quel messaggio in modo efficace.

La gestione operativa dei social può essere affidata a un collaboratore interno o a uno dei professionisti della mia rete fidata. Ma ogni contenuto pubblicato sarà parte di un disegno più ampio, pensato per valorizzare la tua offerta e creare una relazione autentica con il pubblico.

Perché non si tratta solo di “esserci online”, ma di esserci nel modo giusto, con un racconto che funziona e porta risultati.

Quali canali dovremo usare per comunicare?

Non tutti i canali funzionano per tutti. E va bene così.

La scelta dei canali di comunicazione non è mai standard. Ogni azienda ha obiettivi, pubblici e risorse diverse — ed è su questi elementi che va costruita la strategia. In alcuni casi ho suggerito di evitare del tutto i social, preferendo riviste di settore, eventi verticali o partnership strategiche, dove il messaggio avrebbe avuto un impatto più mirato e autorevole. In altri, la soluzione ideale è stata una presenza forte su LinkedIn, oppure la creazione di una community di ambassador capaci di farsi portavoce del brand in modo autentico.

Il principio che guida ogni scelta è semplice: ottimizzare, non uniformarsi.

Nessun canale è obbligatorio. Spendere budget su Instagram solo perché “tutti ci sono” è un errore se non c’è un ritorno reale.

Quando definisco una strategia di comunicazione, analizzo un ampio spettro di possibilità: dai media tradizionali al guerrilla marketing, dalle PR digitali ai canali di nicchia. L’obiettivo è sempre lo stesso: trovare i canali giusti per parlare alle persone giuste, al momento giusto — con un messaggio che lasci il segno.

Quanto budget serve per comunicare al meglio un brand?

Una delle domande più frequenti è: “Ma con un budget limitato posso davvero comunicare bene il mio brand?”

La mia risposta è sì — e lo dico per esperienza diretta.

Ho lavorato con grandi budget e con startup appena nate, e so che i risultati migliori non dipendono solo dalle risorse, ma da come le usi.

Quando il budget è ridotto, serve creatività, strategia e voglia di metterci la faccia. Non si tratta di fare miracoli, ma di scegliere bene: massimizzare l’impatto, raccontare storie autentiche, costruire relazioni vere, e sfruttare ogni canale con intelligenza.

Con una visione chiara, anche pochi strumenti possono bastare per fare la differenza.

Perché non è il budget a fare la marca. È il modo in cui scegli di comunicarla.

Community organizer

Che esperienza hai di costruzione e gestione di community?

Community: non follower, ma persone che credono in te

Negli ultimi anni si parla molto di community, ma spesso se ne fraintende il significato. Gestire una community non è pubblicare post sui social. È creare uno spazio reale, vivo, dove le persone si riconoscono nei tuoi valori e decidono di farne parte. È trasformare un brand in un movimento.

Io una community l’ho fondata davvero — GenGle, una delle più innovative in Italia per genitori separati — e l’ho portata al successo. Ma non solo: ho collaborato anche con Meeters e Tablo, dove ho potuto mettere in campo la mia esperienza per rafforzare l’engagement e dare anima ai progetti.

La mia laurea in community building e una tesi su strategie innovative di comunicazione digitale mi hanno fornito le basi teoriche. Il lavoro sul campo, invece, mi ha insegnato tutto il resto: come ascoltare, coinvolgere, moderare, attivare, ispirare.

Perché una community non nasce da un algoritmo. Nasce da un’intenzione forte, un’identità chiara e una visione condivisa.

Se vuoi costruire qualcosa che duri, che parli alle persone giuste e le faccia sentire parte di un progetto più grande, allora stiamo parlando la stessa lingua.

Ma avere una community o dei follower è la stessa cosa?

Follower o community? Due mondi diversi, due strategie diverse

Avere dei follower non significa avere una community. La differenza non è solo semantica, è strategica.

Come referente regionale per l’Associazione Italiana dei Social Media Manager professionisti, so bene quanto sia complesso gestire una fanbase numerosa. Ma ciò che conta davvero non è solo quanti ti seguono: è quanto si parlano tra loro.

👉 I follower ti seguono. Mettono like, commentano, condividono. Ma il loro legame è principalmente con te, con il brand, con la tua voce.

👉 Una community, invece, interagisce. Non solo con il brand, ma tra i membri, generando connessioni, contenuti, relazioni spontanee che non dipendono dalla tua spinta. Hanno valori in comune, si riconoscono in un linguaggio, si sentono parte di qualcosa.

Pensa agli Harleisti: non si limitano a comprare una Harley-Davidson. Ne hanno fatto uno stile di vita. Si ritrovano, si organizzano, condividono storie e strade. Senza che l’azienda li coordini.

Oppure a milioni di follower di Cristiano Ronaldo: lo seguono, lo ammirano, ma non formano tra loro un ecosistema sociale. C’è coinvolgimento, ma non appartenenza.

Ecco perché costruire una community richiede una struttura, una strategia, una visione. Non è marketing di superficie: è relazione autentica, valore condiviso, appartenenza vera.

Se vuoi creare legami che durano, non bastano i numeri. Serve un senso. E qualcuno che ti aiuti a costruirlo.

Puoi aiutarmi ad accrescere la mia fan base o community?

Sì, posso aiutarti a far crescere la tua fan base o costruire una community autentica attorno al tuo brand. Ma c’è una premessa fondamentale: qualsiasi strategia, per funzionare, richiede anche il tuo impegno.

Il principio è semplice:

🔸 Se hai budget da investire, possiamo accelerare il processo con strumenti mirati e azioni strutturate.

🔸 Se il budget è limitato, possiamo comunque ottenere grandi risultati — ma serviranno più tempo, costanza e presenza diretta da parte tua.

In entrambi i casi, l’obiettivo è lo stesso: una community attiva, coinvolta e coerente con i tuoi valori.

Ciò che cambia è solo il ritmo e la modalità con cui ci arriveremo.

Ti aiuterò a:

  • Scegliere i canali giusti per il tuo pubblico

  • Costruire contenuti autentici e coerenti

  • Attivare campagne di engagement che generano connessioni vere

  • Coltivare un rapporto duraturo tra te e la tua audience

Non ti prometto numeri vuoti, ma relazioni che contano.

Perché è da lì che nasce una community solida: da un’identità forte, una direzione chiara e una guida che ti accompagna passo dopo passo.

SENTIAMOCI

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giuditta.pasotto @ me.com

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393.456.456…. l’ultimo numero trovalo te! 😉

LAVORI E COLLABORAZIONI

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Non solo business

Il mio impegno personale nel sociale

In Italia mancava di parlare di violenza domestica non solo quando avvengono fatti di cronaca, in più era importante coinvolgere tutti in una campagna contro la violenza anche le persone che pensano ‘a me non succederà mai’.

Tra le associazioni estere che seguo c’è la ‘Canadian Women’s Foundation‘ che nel maggio del 2020 ha ideato un segno per chiedere aiuto in modo silenzioso per le vittime di violenza domestica. Ho trovato l’idea geniale e mi sono fatta carico di diffonderlo in Italia. Ho fatto un video, nel quale spiegavo il gesto e invitavo tutti a saperlo riconoscere. Il video è diventato virale, ha avuto milioni di condivisioni, e non solo sui social, ma anche su tv, radio media tradizionali, il mio video, in Italiano, ma sottotitolato è stato condiviso anche in Svizzera, Spagna e Inghilterra.

Il gesto per chiedere aiuto contro le violenze domestiche è utile se si è in pericolo, e serve a coinvolgere tutti in un senso di responsabilità civica virtuosa per la nostra società.

(qui la mia intervista a Open)

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